Il postmoderno cerca di comprendere come nel bene e nel male, sia stato incisivo.
E' caratterizzato da forma e colori, una sorta di design ''giocattoloso''.
Il Postmodernismo viene identificato come il periodo storico compreso tra gli anni '70 e '90.
In genere il ''postmoderno'' indica la distanza o successione del moderno; ma, in realtà, le cose sono più complesse.
In Italia il movimento postmoderno nel design è rappresentato dagli elementi di arredo disegnati da Memphis e Alchemia, di alto impatto visivo e colori puri e saturi.
ALCHIMIA
L'atelier Alchimia, fondato nel 1976 da Alessandro Guerriero, coinvolse alcuni dei più noti designer italiani: Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, Michele De Lucchi.
Qui si mescolano l'artigianato, l'industria, l'informatica le tecniche e i materiali attuali e inattuali.
Si tratta dunque di un ''design pittorico'' un nuovo ''circolo creativo'' tra arte e design , tra design-artista e artista-designer.
L'obbiettivo di alchimia era quello di nobilitare il prodotto quotidiano, trasformarlo da metallo comune in oro... l'oggetto quindi venne trattato come un'opera d'arte, pezzo unico, altamente comunicativo.
Un altro punto cruciale fu il Redesign, intrecciato al cosidetto ''design banale'' e contrapposto al classico design funzionalista.
Intorno al 1987 dopo aver ridisegnato diversi oggetti d'uso comune con piccoli vettori colorati, Mendini rivisitò alcune piccole icone del design apportando grandi o piccole mutazioni alchemiche secondo l'idea che non fosse più possibile progettare niente di nuovo rispetto al già progettato.
Quando si parla di Alchimia si pensa alla famosa Poltrona di Proust (Mendini, 1978, Cappellini 1993), che rappresenta il manifesto del design postmoderno, uno dei pezzi più conosciuti in assoluto, ancora oggi in voga e con un'aura molto intigante. Si tratta di una vecchia sedia barocca e pure super-classica. Si trattava di una poltrona tempestata di piccole macchie o punti di colore alla maniera puntinista di Signac.
Il Redesign della Zig Zag (Progettata da Garrit Rietveld nel 1918) si caratterizza per lo schienale a forma di croce di modo che l'oggetto assuma un sapore pseudo religioso senza negare, anzi rafforzandola, la grammatica ortogonale del progetto originario.
L'esperienza Alchimia si esaurì nel giro di pochi anni perchè << i designer avevano bisogno di produrre non solo prototipi sperimentali ma anche pezzi finiti da proporre come alternativa alla produzione >>
MEMPHIS
Memphis era stata un idea nata sul finire del 1980, un gruppo di architetti e designers milanesi avevano come urgente necessità di reinventarsi un modo di fare design, avevano la voglia di progettare altri spazi, di prevedere altri ambienti, di immaginare altre vite.
Il nome Memphis nasce dalla canzone di Bob Dylan Stuck inside of Mobile with the Memphis Blues again.
L'oggetto Memphis si presentava visivamente pieno, ingombrante, composito, rilucente di colori. I mobili Memphis furono realizzati in truciolato e rivestiti di laminato plastico, levigato, ben più morbido anche visivamente del ride truciolato, colorato e ricco di decori.
Il pezzo Memphis più noto in assoluto , protagonista dei libri di storia del design, è senza dubbio Carlton (Sottsass,1981), un sistema di ripiani con montanti obliqui in truciolato rivestito di coloratissimo laminato plastico.
E' un oggetto scultoreo, totemico, rituale, tale da catturare l'attenzione, anzi da far scolorire ogni altra cosa intorno a sè stravolgendo la percezione dell'osservatore fruitore.
Il tavolo/scrivania Peninsula è stato disegnato nel 1982 dalla ceramista americana Peter Shire.
Si compone di uno spesso piano in vetro trasparente sostenuto da un pannello triangolare laccato di rosa e una struttura in metallo profilato laccato di arancione e verde.
Un caso eclatante è Il Tawaraya di Masanori Umeda (1981), divenuto mitico per aver raccolto in foto il gruppo Memphis in occasione della sua prima mostra: letto-ring multifunzionale un recinto per conversare o per riflettere o per celebrare. Tra strisce monocrome, corde colorate e bulbi luminosi ai quattro angoli, il suo uso resta malcerto e misterioso.
ALESSI
Negli anni 60 Alessi aveva già una produzione interessante, con progetti di Sottsass e di Richard Sapper.
Mendini che era l'art director di Alessi decise di invitare 10 architetti molto noti a disegnare un servizio da tè e da caffè concepito come un insieme di edifici intorno a una piazza.
Il Vassoio di R. Venturi che riproduce Piazza del Campidoglio, realizzato nel 1985, le colonne stravaganti e panciute di C. Jancks che ha realizzato il Tea & Coffee Piazza nel 1983. Il vassoio di Hans Hollein che ricordava un portaerei o le invitanti labbra socchiuse dei beccucci di Stanley Tigerman.
Nacque così la fortunata serie Tea & Coffee Piazza (1979-1983), fu realizzata in argento.
Per la sua realizzazione ha un approccio giocoso, sia per l'utilizzo del colori sia dei materiali. Ultilizza la plastica blu cielo e il finto avorio nelle maniglie e il bachelite nera per i piedini
I progetti di Graves fanno spesso riferimento a stili del passato e questo servizio rende un particolare omaggio ai progetti di ispirazione architettonica di Josef Hoffmann dell'inizio del XX secolo.
Il bollitore 9093 MG di Graves (1985) ebbe un notevole successo ed è anche conosciuto come l'uccellino: un ''simpaticissimo'' bollitore il cui beccuccio di gomma ha la sagoma di un piccolo uccello ce fischia quando l'acqua bolle.
Personaggio chiave per il successo di Alessi fu Rossi, progettista di formidabili oggetti postmoderni come le caffettiere La Conica (1984) e La Cupola (1988), la cui forza espressiva fu tale da sfidare il pressoché monopolio dell'invincibile Moka Bialetti.
Negli anni 90, Alessi inaugurò un filone giocattoloso fatto di piccoli oggetti piacevoli e figurativi: utensili ludici, scaturiti dalle fiabe o direttamente dai cartoon, in grado di dare risposte accattivanti all'uso comune suggerendo una mediazione con il gioco e gettando un ponte sul fantastico.
Tra i designer più rappresentativi di questa tendenza ricordiamo Stefano Giovannoni e Guido Venturini, conosciuti anche come la coppia King Kong.
Girotondo (1989) rappresenta degli omini e donnine traforati come quelli che fanno i bambini con le forbici.
Lo spazzolone da Wc Merdolino (Giovannoni 1993) trasformato in snello vasetto con lungo e allusivo arbusto tipico degli scenari di Willy il Coyote.
Il servizio da sale e pepe Lilliput (Giovannoni 1993) con contenitori magnetici che compiono mirabolanti acrobazie; lo spargizucchero Gino Zucchino (Venturini, 1993), ghiribizzoso anche nel nome; l'appendiabiti ''culturista'' Antonio con i suoi ''plastici'' bicipiti (Venturini, 1997); l'imbuto Pino(occhio) (1998); Mr. Suicide (Giovannoni, 2000), tragi-scherzoso tappo da vasca collegato da una catenella a un omino (in plastica) che, una volta riempita la vasca, restava ineluttabilmente affogato; i tappi da bottiglia Banana Boys (Giovannoni, 2008) che riproducono tre sorridentissime scimmie non-vedo, non-parlo e non-sento per alludere a chissà quale grande baldoria che non si ha il coraggio di confessare.
Venturini arriva a toccare il proibito con Firebird (1993), un accendigas dalla forma fallica un ''uccello di fuoco'' alla Stravinsky.
La caratteristica fondamentale dei prodotti Alessi è infatti la capacità di suscitare emozioni e piacevoli pulsioni, quasi fossero presenze animate, rassicuranti e benefiche, oggetti-amici che svolgono un ruolo positivo nella nostra vita proteggendoci dai cattivi reflussi.
La formaggiera Mr. Meumeu (1992) da notare il gioco onomatopeico si presenta come una specie di muso di mucca con due corna apparentemente uguali; solo che un corno è il manico del coperchio, mentre l'altro è il cucchiaio che serve a prendere il formaggio grattugiato.
Il fermaporta Dédé in alluminio (1996), invece, riproduce una sorta di Buddha o lottatore di Sumo in miniatura: e nello stesso tempo presenza massiccia, enorme e piccolissima, la cui forma stilizzata ne accentua il carattere plastico e metaforico.
Ceci n'este pas une truelle (questa non è una cazzuola, 1998) è una pala per torta in acciaio col manico in legno di acero e insieme citazione della (non)-pipa di Magritte.
Il vero pezzo di culto che porta la firma di Starck-Alessi è senza dubbio lo spremiagrumi Juicy Salif (1990), uno dei prodotti più noti in assiluto e anche ben venduto nonostante sia molto più caro di un ''normale'' spremiagrumi elettrico in plastica e risulti un flop in termini di funzionalità.
Ha un corpo a goccia rovesciata su tre gambe ''mostruose''.
Il Cavatappi Anna G. disegnato da Mendini nel 1993 e ispirato ad Anna Gili, un autentico bestseller.
L'oggetto, riproduce il corpo di una donna con gonna e faccia sorridente, presenta un curioso gioco antropomorfo.
In seguito Mendini regala ad Anna G. un compagno, o meglio ''se stesso'', Alessandro M.(2003), un altro cavatappi che riproduce Mendini con un caratteristico cappello, una specie di sorridente pupazzetto presentato in una miriade di abiti e colori.
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